domenica 29 gennaio 2012

pigs (and toys) might fly

Interno – tardo orario antimeridiano festivo.
Mrs Hyde sta duellando con un senso di catastrofe imminente e il pigrissimo dosatore dello shampoo che accompagnano il sudato e puzzolente diritto di farsi una doccia ogni tanto, confidando nel doppio episodio di ben ten a tutela di fantascientifici venti minuti di privacy in bagno.
Nessuna porta interna si chiude a chiave qui. Per sette porte originali smurate durante i lavori di ristrutturazione spostate e rimontate non ci sono che 3 chiavi, nessuna delle quali gira nelle serrature. All’epoca sembrava un particolare trascurabile, anzi, quasi una garanzia di tranquillità. Non è chiaro a che punto della storia la tranquillità che il tuo cherubino spiumato non si sarebbe chiuso da solo da qualche parte si è trasformato nell’angosciante sensazione di non poter neanche espletare le tue fisiologiche necessità senza  le inquisizioni di Jacob Sprenger che mentre ti srotola la carta nuova nel bidè, arzigogola col chilly sull’asciugamano o rielabora con primitivi graffiti di antirughe parigino le piastrelle, ti estorce urla belluine, feroci minacce e sordidi compromessi.
Semplicemente succede che un giorno capisci che sei alla fase successiva, dopo l’inaspettato amore tardivo sbocciato per i lunedì mattina, ti accorgi di sentirti più al sicuro nei bagni della stazione che a casa tua. E la degenerazione delle tue abitudini include pure una mancia  al custode, ignaro che il grandioso gesto altro non è che il frutto di un diritto rivendicato per entrambi, di un lavoro onesto e una riservata dignità.
Purtroppo le necessità commerciali televisive hanno prostituito alle pubblicità anche i canali dedicati all’infanzia. Che in pratica si traduce in uno slittamento a data da definire delle procedure di depilazione, a scanso di conseguenze domestiche di ben peggiore portata, considerando la stagione e le frequentazioni non impellenti.
Il count down interno del genitore single irrompe sulla soglia durante lancio di non identificato oggetto scuro nello spazio aereo della mia camera da letto.
MrsH: Hey there man, what's goin'on? What was that flyin'about? How many times do i have to tell you not to throw things around? What was it? Where did it go?
zM : eh, yes mamy!  Ma .. ma... ma… ma… (Ogni tanto mi assale il dubbio che zeM covi una incipiente balbuzie e sprofondo in una voragine di sensi di inadeguatezza parentale per colpevole tirannia: per fortuna dura molto poco)… ma…ma... ‘twas the schifezzablob, in yoroom! Eh!
La “schifezza-blob” è una sostanza molliccia, un tempo chiamavasi slime, oggidì venduta in piccoli barattoli dall’edicola, in vari colori, a piccola cifra per la martellante bramosia dei bimbi e il disgusto degli adulti preposti all’eventuale raccolta (che solitamente NON sono coloro che perpetrano l’acquisto).
A noi fu donata.
Dalla bimba che zeMonsta considera la “sua bella”
In variazione cromatica: marrone.
Chiunque al suo posto si sarebbe fatto delle domande, scoraggiato.
ZeMonsta – fiero - lo considera uno tra i regali più belli ricevuti a natale.
Per mrsHyde l’articolo è una gioiosa maledizione.
Gioiosa perché infallibilmente in grado di distrarre il piccolo mostro, maledetta perché si appiccica sulle superfici tessili e macchia quelle porose.
E fino ad oggi era tutto lì.
Adesso sappiamo che la schifezza-blob ha anche la facoltà di smaterializzarsi.
L’abbiamo cercata ovunque. Sotto il mio letto, tra i cuscini, nel piumino, dietro i comodini e il termosifone, dentro la cabina armadi. Macchè. Niente. Nothing. Nada. Rien.
Pazienza, seccherà.
zeM s'è rassegnato verso l'ora dello yogurt, mrsH lo ha sadicamente catechizzato ad intervalli regolari sulla legge di causa-effetto.

però come si cambia: un tempo sarebbe stato più probabile veder volare un porco, piuttosto che mi trovassi uno stronzo in camera da letto senza essermi depilata…

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