mercoledì 14 dicembre 2011

archivio


discorsi di donne
venerdì 18 maggio 2007 1.30
bene ragazze, parliamo un pò di robe serie.
quattro piccole bustine quadrate color dell'argento sigillato si conficcarono al volo in partenza tra il mascara e l'antirughe nel mio beauty, schiacciato poi in fondo al trolley tra la sacca dei sandali scintillini, libri e caricabatteria.
e buoni buoni mi han salutato la sera quando mi truccavo per cena, e poi al rientro in camera quando mi lavavo i denti prima di infilarmi dalla mia parte del letto.
senza fiatare han visto via via sacrificarsi con onore aspirine e aulin, che gli strascichi dell'influenza si facevano sentire ancora, stranamente, visto l'ostinazione con cui mi accendevo le mie camelait e le escursioni termiche dei torpedoni marocchini, domandandosi se mai sarebbe arrivato il loro turno.
e qualche volta me lo son domandata pur io.
la prima volta una sera a cena, accompagnata da solerte musico animatore, dalla battuta veloce e l'accento di latina, e la mano gentile a sfiorare senza bisogno il mio braccio.
Alessio profumava di buono e mi guerrigliava con onore, fino al giorno che seduto in fondo alla mia sdraio mi ha chiesto rassegnato perchè l'unica che gli interessava gli stava sfuggendo, e con tutto che a lui toccava fuggire da altre tre.
l'ho baciato sulla guancia e gli ho voluto bene, per quella grande verità nello sguardo serio serio di giovane uomo, sorridendo bastarda e domandandogli l'età.
24 anni possono essere pochi o tanti, chi mi conosce sa che non è ciò che mi ferma quando voglio, semplicemente non volevo lui.  e così gli ho confessato con un sopracciglio eloquente la mia età.
e mi son beccata un "almeno cerca di levarti dalla mia vista".
che ovviamente non potevo soddisfare.
Kalil invece mi ha sorriso sorpreso e grato quando mi è sfuggito "come Kalil Gibran"?  e mi ha regalato tutto un giorno il suo accento di marrakesh. 
aveva occhi di cerbiatto color caffè e una dolcezza di Lionel Ritchie e l'unica lenta dei Metallica che si lagnavano da un aricolare del suo lettore mp3 che mi avrebbe fatto cariare tutti i denti, se non fosse che sono educata, uso un buon dentifricio e ormai avevo accettato di ascoltarlo con lui. 
pericolosi quegli aggeggi che ti tocca tener le teste troppo vicine, e pure il sole d'africa che ti costringe a far bagni insieme.
stessa età del suo collega, stessa mia reazione.
la sua invece fu di paziente e tenace disponibilità, e pure per tutto il tempo successivo.
Emanuele l'ho notato al gate della malpensa, esile, riccioli castani e faccia da schiaffi.
e sull'aereo due fari verdi e zigomi di lentiggini dal sedile di fronte al mio.
sul torpedone fino al villaggio un sorrisetto che mi fissa da furbo mentre cerco un posto e di smettere di sudare.
a cena, tre tavoli più in là, uno scazzo da scappato di casa in infradito da spiaggia.
a colazione pinocchio in occhiali da sole con un paio di ridicole scarpe da golf e una sacca  più larga di lui.
ci siamo spiati e  giocato a salutarci ripetutamente fino al penultimo giorno.
quando ormai mi ero arresa che la sfiga di Alessio doveva aver contagiato pure me, finalmente mi si è parato di fianco e mi ha parlato.
mi ha offerto una birra, a pranzo, gli unici due a snobbare il vino incluso nel menù.
dopo pranzo mi ha abbracciato sfiorandomi il collo con quella bocca generatrice solo di cazzate nella cantilena dei suoi monti.
e finchè non siamo saliti ognuno sulla propria auto a milano non mi ha più lasciato andare.
non so come, forse perchè era quello che volevamo entrambi.
perlomeno lui non ne ha fatto segreto, e per la mia pelle è stato facile cercare qualsiasi suo contatto.
il fatto che io abbia dieci anni più di lui non gli ha fatto fare una piega.
lo fa ridere, ma tanto quello lì ride comunque.
io non so ancora cosa voglio.
di certo voglio ancora sentirmi dire che sono bella quando dormo perchè sorrido.
e di certo non mi è dispiaciuto scapparcene dal villaggio e andare a cena in città a contrattare mezzi sbronzi con camerieri e tassisti.
e manco essere una delle uniche due persone al check-in che, invece di scambiarsi numeri di telefono con gente di tutta italia che non avrebbe probabilmente mai rivisto, si sbaciucchiavano come ragazzini.
ci siamo salutati senza mai parlare del dopo alle due del venerdì all'aeroporto.
sabato pomeriggio mi ha chiamato per dirmi che era sotto casa mia.
e i giorni successivi per sentirmi dire come sto.
non usa i congiuntivi, ascolta della musica di merda e non abbassa la tavoletta.
ma mi fa ridere,  e allora per ora va bene così.
il resto si vedrà.
ah, i quadratini argentati nel beauty son tornati in quattro.
ma perchè abbiamo usato i suoi.

affinità elettorali
domenica 20 maggio 2007 19.12
si avvicinano le elezioni regionali qui.
mio malgrado parabrezza e casella di posta mi arricchiscono ogni giorno di santini, facce incazzute o sorridenti che intimano o sussurrano "vota me".
mmh... mi conforta vedere che non sono l'unica non fotogenica in questa striscetta di terra ruvida e salaticcia dei liguri.

se telefonando
domenica 20 maggio 2007 19.15
quando sincronie di "come stai?" si ripetono per la terza volta di fila nella stessa telefonata, è lecito sospettare che il silenzio che precede la risata sarebbe stato facilmente riempito da un bacio se non ci fossero più di 300 km nel mezzo?

provvidenziali improvvisazioni
domenica 20 maggio 2007 19.38
venerdì sera miss Jekill ha seguito il suo branco in novella destinazione per procacciarsi le usuali birrette, un delizioso circolo arci in attività già da un paio d'anni e dal nome strappa-sorrisi e di difficile bisogno di farselo ripetere da chi te ne ha parlato o indicare dai passanti...
sfortuna volle però che per non meglio precisate motivazioni quella sera a "il Punto G " non ci fosse musica.
forse la dj attesa per la serata  era in cerca del suo, forse sembrava qualche farabutto avesse scoperto il modo di entrarvici e s'era portato via tutta l'attrezzatura audio, fatto sta che comodamente accovacciati si chiacchierava del più e del meno, con tono di voce dapprima gradevolmente umano, poi però un pò annoiato.
così un giovane solerte avventore in jeansacci e t-shirt si è seduto a un vecchio pianoforte massaggiandone i tasti via via con più  vigore, chiamando accanto a sè l'amico, una montagna d'uomo e dreads della nigeria con una voce magnifica e più nera di lui, e i loro bicchieri.
mai sentito reggae dal vivo al piano?
beh, non sapete cosa vi siete persi.
altro che punto G...
(vabbè adesso, magari non prorpio, ma godibilissimo davvero!)

occhi di ragazze
martedì 22 maggio 2007 0.26
sabato con la Jolanda si approffittò dell'iniziativa illuminata del nostro Comune, dei musei aperti e gratuiti fino all'ora di cenerentola.
così corroborate da abbondante aperitivo alcolico e accessorie porcherie alimentari,  attente a non perdere le scarpe per ben altri motivi, salimmo su per gli scaloni di marmo e d'ardesia, che personalmente non percorrevo dai tempi della scuola, per ficcare il naso nei maestosi palazzi un tempo dimore delle facoltose famiglie che governavano la nostra città, oggi silenziose stanze custodi di capolavori  testimoni di un'epoca in cui la direttrice della weight-watchers italiana e tutte le sue assistenti sarebbero morte di fame.
le figure del sette e ottocento mi fan spesso sospirare.
quanto abbiamo modificato il canone della bellezza femminile nei secoli.
la naturalezza di un corpo splendidamente candido, la sensualità dell'abbandono di tutta quella carne, contrastano ferocemente con le immagini di algida perfezione che ci fissa torvo o sorridente dalle bibbie patinate dell'edicola sotto casa.
a quei tempi le magre lo erano per fame vera, quella nera della miseria, ed eran pure abbronzate gratis, a forza di stare all'aria  a zappare.
solo gli occhi forse son rimasti gli stessi, nelle donne.
nell'espressione di quelle che soffrono per i loro figli, padri e fratelli, per i loro amori o per la ragion di stato.




w le elezioni
martedì 22 maggio 2007 0.54
domenica la scusa di un elettoral-aperitivo (che è sempre la scusa migliore per cavarci di casa a noi signore perbene), in previsione delle prossime processioni all'urne comunali, ha spinto miss Jekill, la Wanda e la Ines su per 7 piani di scale a piedi ad accettare entusiate l'invito della Robiondolina.
invito da quest'ultima a noi liberamente esteso, in quanto trattavasi di piccola riunione propagandistica in delizioso terrazzino sovrasta-tetti del centro storico genovese, di un di lei impegnato politicamente amico, che però assai di buon grado si è lasciato invadere casa da queste femmine dall'aria mansueta e dall'appetito vorace e dalla lingua velenosa.
prosciugate infatti le prime bottiglie verdine e spazzolati stuzzichini vari ci siamo alla fine inserite nei pacati discorsi sotto le stelle di viabilità, nettezza urbana e tossicodipendenza con una partecipazione non proprio tiepida come l'aria della sera che ha costretto il candidato con rassegnata sincerità ad ammettere che lui la soluzione per la crisi del medio-oriente mica ce l'aveva, un pò di pazienza ragazze che diamine.
vabbè, ho preso appunti sui colori e sui nomi da scrivere, intanto che decido.
e già che c'ero ho aperto un'altra birretta...

scarafone di mamma
mercoledì 23 maggio 2007 23.30
me n'ero scordata.
del caldo che fa da ste parti.
così mi son decisa e l'ho portato fuori.
ci siamo un pò parlati, ho quasi perso la pazienza, puntandogli contro il mio dito accusatore.
niente, nessuna reazione.
mi è toccato andar di pedate, e una riga di insulti.
e alla fine s'è convinto.
il mio due ruote ha un pò sputacchiato, uno sbuffo borbottante di nebbia bianca ed è partito.
ma mi sa che è solo perchè gli promesso che quest'anno lo lavo...


riflessioni pavloviane
venerdì 25 maggio 2007 12.21
esasperante il venerdì negli uffici del fornitore di bordo, il telefono ti azzanna l'orecchio e non lo molla. persino quando lo senti squillare dal bagno, automaticamente la mano scatta in cerca della cornetta invece trova il rotolo.

impotenza solitaria
venerdì 25 maggio 2007 19.26
ho i sandali verdi aperti davanti e il collega s'è preso un pomeriggio di ferie.
e le femministe dicevano vaccate.
c'è un bestia, una roba che striscia, zampetta, non lo so cosa fa, ma c'è, l'ho visto, è enorme, di là, in bagno. Aiuto, qualcuno mi aiutiiiii!!

all'urne, all'urne..
domenica 27 maggio 2007 19.44
mai come quest'anno la consapevolezza civica ci ha travolto, senza scampo alcuno, come una roba a metà  tra un'epidemia di influenza responsabile e il sogno febbrile e impossibile di saldi  stracciati da luisvittòn.
scivolatemi addosso le prime cartoline intimatrici, son caduta poi nel circolo virtuoso di conoscenti e amici candidati a far qualcosa per la nostra povera città.
mi son dovuta chiedere alla fine se era questione di semplice imitazione, visto che al governo ormai ci vanno cani e porci, perchè allora non un onesto lattaio, o se davvero stavamo diventando "grandi", e un pò scocciati della solita minestra, che tutta sta partecipazione quasi fanatica a dirla tutta non m'era mai capitata, di sentir parlare di politica locale anche  al settimo bicchiere  della  notte.
così poco fa mi sono unita al piccolo popolo di mangiatori di gelato a merenda e passeggiatori di canetti  e mi sono infilata nel seggio del quartiere, posteggiando il quadrupede poco fuori,  in seconda fila, tra un pechinese fresco di parrucchiere e un pò incazzato e una meticcia sovrappeso del 56.
l'atmosfera del corridoio però mi ha fatto una strana sorpresa, che più che di aria di seggio, sapeva di esame di maturità.
le aule tiepide, il rumore di matite, di banchi e l'eco di parole dietro a porte socchiuse nella luce dei neon e dei  finestroni mi han riportato là.
meno male che è stato un attimo, che avevo studiato, ho scritto le mie risposte (spero giuste..?) , riconsegnato il tutto e trotterellato via, a fumare senza l'ansia di aspettare due giorni o settimane per un voto, almeno io.

finalmente
domenica 27 maggio 2007 23.22
finalmente venerdì arrivò il venerdì, e quel dannato telefono smise di squillare.
finalmente ero padrona del mio tempo e delle mie voglie di femmina da uikend.
finalmente le altre mie femmine erano con me attorno ad un tavolino a rubarci di dosso senza vergogna le lagne della settimana e a spartirci l'aria tiepida di promesse di meritata inerzia l'indomani.
finalmente ad un certa ora certi accenti di tante telefonate ridoline si sono trasformate in labbra da baciare, e tante mie domande silenziose si son risposte da sè.
sabato dopo tanto tempo son tornata a fregarmene della polvere e dell'alloro da potare, che con la pioggia ben altro verde mi richiedeva sorridendo stropicciato sul divano, reclamando insieme e spartendosi impertinente con l'altro bisognoso rosso le mie cure, ricompensandomi però con ben altre soddisfazioni.
finalmente poi smise di piovere, in tempo per la spensierata sera, a far posto per i suoi ristoranti per due senza prenotazione e i suoi baretti freschi che senti in sottofondo la voce del tuo mare.
finalmente domenica la colazione a zonzo si impigrì talmente da diventare pranzo, e poi ci fu chi partì.
così finalmente tornò la quiete, dopo questo dolce tornado passeggero, lasciando solo qualche nuvola in cielo, due tazzine da caffè nel lavandino e una piccola beirut in fondo al corridoio.
finalmente l'aperitivo con gli amici chiuse anche questa mia piccola vacanza di due giorni del cervello, che invece qualcos'altro di me per riuscire a recuperare non vede l'ora che  sia lunedì..


effetti collateral-coitali..
martedì 29 maggio 2007 10.59
allora.
ho un piccolo livido sulla mascella, un pò sotto, di lato.
e il mento è pure sbuciacchiato, ruvidino, se lo sfioro, con la pelle tutta grattugiata.
ho ancora un'andatura non proprio elastica e son certa, che me lo sento, me lo borbotta il jeans preferito intorno alle chiappe, che da tre settimane sto ricominciando a guardare il frigo con occhi interessati a una risposta che quel poveretto non ha, che non lo sa perchè/quando/come andrà a finire anche 'sta storia che per adesso è così carina, ma che insomma, gnam.
ma chi l'ha detto che l'ammore le rende belle le donne?

Nessun commento:

Posta un commento