giovedì 1 dicembre 2011

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Pausa Caffè
Il mio collega, affettuosamente detto la Biscia, ha appena segato al telefono una troppo curiosa impiegata dal cinguettio molesto, commentando ad alta voce quanto son zoccole “le donne” quando sentono la voce di un bel ragazzo, si spulcia il maglioncino color ciclamino, aggiunge di aver bisogno di acquistarne almeno altri due, e che gli occorrono pure le stringhe rosa per le sue munich marroni a fiorellini fuxia.
Poi forse si rende conto, e sbotta : “Ma perché invece di fare sto ingrato lavoro da mille euri al mese, non faccio da modello del calco per la gomma in una fabbrica di vibratori?”
Già, perché? 

la biscia gaia
Di fronte alla mia catastrofica scrivania ce n’è un’altra, ordinata.
È occupata da quasi dieci anni da un ragazzo alto e secco che spesso ride da solo, bello soddisfatto del riflesso nei vetri della libreria, e che ogni volta che ne spara una fa ridere anche me.
Ci siamo guadagnati sul campo il titolo di Scilla e Cariddi, anche per la collaudata capacità di capirci a sguardi, ma io lo chiamo affettuosamente la biscia.
Avere un collega gay è una maledetta benedizione per una ragazza, è una miniera di buoni consigli spendaccioni e un telescopio al vetriolo sul resto del mondo mortale.
Grazie a lui non posso arrendermi a lasciarmi cadere nell’armadio la mattina, sperando che qualcosa mi si infili addosso, l’orgoglio di femmina mi obbliga a ricordarmi di tenere sempre alta la guardia contro la sciatteria e la ciccia, anche se lavoriamo in una miniera di salgemma puzzolente di baccalà assalita quotidianamente da camionisti zoccoluti e stropicciati, disperati turisti smarriti in canotta pronti per la sardegna e rari esempi di signorilità in divisa grigio-verde.
Posso lasciar morire di fame gli edicolanti, il mio consulente personale conosce a memoria il mio armadio e mi spiffera cinguettante dove, come e perché scovare l’accessorio must che renderà fa-vo-lo-se le mie mise, anche se delle volte un po’ poco pratiche.
Gli scazzi ovviamente non mancano, come in tutti gli ambienti di lavoro, ma così come io guardo le sue occasionali sfuriate di mani sventolanti come le minacce di un piranha in un bidè, lui inarca il sopracciglio imperturbato quando in piena tempesta ormonale inanello rosari di improperi e maledizioni all’indirizzo di chi ha preso la mia pinzatrice, che cedo meno volentieri del mio spazzolino da denti, perfettamente a suo agio nella sua bolla di innocenza e nell’inconfutabile assioma che siamo solo in due in quell’ufficio.
E poi abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica, caffè e cioccolato, che non è poco in un uomo. 
Negli anni mi ha dimostrato che i bei ragazzi, sensibili, intelligenti, non possessivi e di buone maniere esistono eccome, cazzo, anche se non si fidanzano mai con le donne.
E quel tipo di ragazzi hanno anche un concetto di solidarietà protettiva che mi ha spesso sollevato con serate allegre e scanzonate, tirandomi fuori di casa per un braccio quando in programma c’erano solo frigorifero tentatore, pigiamone di flanella  e un altro cuore infranto.
“Le sisters” mi si sono spesso stretti intorno portandomi a far l’alba in tacchi a spillo e corsetti stringati da colpo apoplettico con la serena consapevolezza di essere circondata da aitanti uomini dall’umorismo tagliente che non avrebbero mai allungato una mano, se non per sistemarmi l’acconciatura penzula o il trucco sbavato dissuadendomi, cara mia, di cuore dai miei occasionali tentativi di indagini saffiche, che l’amore, si sa, non è facile mai, meglio non complicarsi la vita.
Hanno un modo speciale di guardare il mondo, disincantato, animale e irriverente, una sottile malinconia nella sofferta rinuncia ad una famiglia, che dove può si traduce in smodati vizi elargiti a dispotici nipotini, ma hanno un gusto sfrenato per la vita cogliendo l’attimo, e per il dettaglio di una tavola sontuosamente apparecchiata, che non trovo nelle ragazze così spesso frenate da aspettative morali castranti, o nei ragazzi etero prigionieri del macho timore di lasciarsi andare alle emozioni e che vedo invece giudicare con ignorante disprezzo un altro modo di amare, discutibile forse, ma coraggioso, di queste persone.



il fantasma di un Natale passato (2003,2004, boh..)
...e alla fine l'ho fatto..
che diamine, mi sono detta, è natale.
c'era qualcosa in più nella busta paga di novembre, feste pagate o roba simile.
in più mi dovrebbero pagare le solite ferie non godute.
e se aspetto che ci pensi qualcun altro sto fresca.
e poi lo volevo troppo, da morire, da tantissimo.
evitando accuratamente da mesi di passare lì davanti per scacciare la tentazione non mi ero accorta che il Comune ha fatto un lavorone accidenti: con le facciate rifatte via del Campo è diventata una signora via, quasi rispettabile.
quasi...
è là?
sarà mica quella saracinesca chiusa? mannaggia, che rogna proprio oggi che mi sono decisa... no no .. è aperto: vai!
sbirciatina, chiudo l'ombrello, ma quando la smetterà di piovere?
inciampo sul gradino.
"scusi l'ombrello lo può lasciare fuori?"
"eh? come? ah sì sì, salve, senta.... è lei il capo qui? ....Mmmh.. bene... allora... ehm... vorrei..... ecco.. una cosa tipo quello lì?... Sì , anche meno...  sa non volevo niente di troppo.... capisce.... è solo intimidatorio... sa, per scherzo.."
sparisce.
dove va? e ora dove li poso gli occhi qui senza spalancare la bocca?
arriva: è lui è lui è lui - bello bellissimo nero lucido misura perfetta eleganza da brivido .... posso...?
"questo è da equitazione" sorride malizioso, affascinata dall'oggetto  mi sfugge il doppio senso.
ma va, vuoi che ti creda? mio fratello è andato a cavallo per anni il suo sembra un tubo innocenti in confronto. e infatti col cavolo (e col suo buon senso) che me l'abbia mai prestato.
"ok, me lo incarta, grazie?" un pò di traffico, e sembra un ombrello.
e già mi manca nascosto dentro quella cartaccia rossa da merciaia di quartiere.
"ecco a lei"
"grazie" ....grazie grazie grazie grazie grazie
"e arrivederci, signora!"
e chissà, ti piacerebbe "buongiorno anche a lei!"
e via in strada col mio nuovo tesoro stretto stretto e il sorriso un pò cretino di chi si è fatto sfilare 40 euro per una polaroid del regno dei balocchi.
adesso però non vedo l'ora di giocarci, col mio favoloso frustino nuovo...

incontrollata
Non ho il controllo, orcoggiuda.
Non ho il controllo dei miei pensieri , che scappano ovunque come perline stracciate o mi si attorcigliano come calzini nella lavatrice
Non ho il controllo delle mie emozioni che mi fanno un giorno dea e l’alto mendicante, passando da cuoca, sarta, lavandaia, principessa, clown o meretrice. Oggi, venerdì, son bracconiera a caccia di sorrisi e birrette chiare.
Non ho il controllo del mio umore, un arcobaleno settimanale che vira dal giallo del ussignùcazzohoffattoierisera  all’indaco più plumbeo, soprattutto 4 giorni al mese
Non ho il controllo dei miei occhi, che si infilano sotto i vestiti degli sconosciuti e nelle vetrine dei negozi di scarpe, proprio tutte
Non ho il controllo delle mie labbra, che non collaborano quando devono dar fiato all’anima o mi cacciano nei guai curiosando nei bicchieri da bar e nei pensieri altrui
Non ho il controllo del mio naso, che insegue ricordi scomodi di maglioni profumati e frittatone invadenti nell’atrio del palazzo all’ora di cena
Non ho il controllo delle mie orecchie, che rubano brandelli di vita spiccia dell’interno 5  e cazzate nottambule di code sbronze per il bagno.
Non ho il controllo delle mie mani, che svolazzano di foglie al vento delle mie parole e si bruciano affamate di bistecchiera e di carezze che verranno
Non ho il controllo dei miei piedi, che sgambettano ululando allo scopettone con Freddie in cuffia, o che mi inciampano coi tacchi a spillo giù per la scoscesa mia via
Non ho il controllo dell’ovale lentigginoso del mio viso, che mi sorprende puntuale di bozzo sfacciato proprio al venerdì e mi tradisce fiammeggiante candide piccole bugie, né del velluto delle mie gambe afflitto da refrattari peli autogestiti
Non ho il controllo del mio cane, che son tutti buoni ma intanto questo m’ha sgagnato un barboncino, ed era  pure il ricordo della madre morta di una ragazzina cazzo, e non ho mai abbastanza sacchetti, ma quanto caca sto bufalo?
Non ho il controllo della mia ka, che poi non è vero, son gli altri che frenano o posteggiano come selvaggi, e poi comunque a lavarla ci pensa la pioggia
Non ho il controllo del mio conto corrente, che i soldi non fanno la felicità ma un paio di stivali nuovi quasi
Non ho il controllo delle piccole chiare che mi scivolano in gola, ma sono maggiorenne da mò, e poi ci pensano lunedì già il cardio e la bike.
Non ho il controllo della mia casa, che mi frega le forbici e mi restituisce polvere e fotografie spiegazzate
Non ho il controllo della mia biancheria, che scopro innocenti balconcini a fiori a fornicare con perizomi neri
Non ho il controllo della mia dispensa, che mi fa scadere tutto ma alla fine qualcosa di buono ne esce sempre
Non ho il controllo del mio giardino, della parietaria resistente agli sfratti, delle rose stupende e mordaci o della cocciniglia prolifica come contadini irlandesi o dei condomini tabagisti.
Accidenti, questa mia mancanza di controllo ha il pieno controllo di me!

 

2 commenti:

  1. ...e ci volevano, un po' di sfacciate news, porchimmondo!
    Nice to read you again, Miss!
    ;)

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  2. ciao caro, per ora sto spostando scatoloni di ricordi! da qualche parte bisogna pur (ri)cominciare.. ;)

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