mercoledì 7 dicembre 2011

archivio


shopping compulsivo
Sono entrata per uno, uno solo, che mi serviva, che avevo una promessa da mantenere.
Poi ho provato, già che c’ero, così, a chiederne un altro. E lo avevano, evvvai!
Il terzo, per puro divertimento. Che perdermi a ridere da sola è un mio grosso difetto.
Il quarto, con la promozione, l’ho portato via a una sciocchezza, un piccolo regalo per me.
Meno male che i libri costano meno delle scarpe.
Adesso però mi ci vorrebbe il tempo di leggerli.
Di violentarli dolcemente a ditate unte e granelli di sabbia.
Mi ci vorrebbe un ombrellone che sappia di olio abbronzante e solo il rumore del mare a sbrogliarmi i pensieri.
Magari col prezzo di quattro paia di scarpe, quasi quasi potrei…

gelsomino
Oggi dopo aver trotterellato a passo svelto e sorriso stampato lungo la mattina dei corridoi tra gli uffici, mi  sono concessa una pausa di meritato fancazzismo, a casa.
Dalla penombra dell’atrio del mio palazzo, con le bollette tra i denti e la borsa appesa,  ho intravisto oltre la mia spalla la ragazzina del piano di sopra arrivare da scuola famelica e distratta sotto la pioggerella bigia  e l’ho aspettata reggendo socchiuso il portone.
Ignara, l’ho spiata incantata fermarsi all’altezza dell’anarchica giungla di gelsomini che abbraccia il mio piccolo giardino, affondare il viso tra i fiori e poi allungare una mano a rubare un cespo candido.
E l’ho amata follemente per questo suo gesto, per aver saputo cogliere un mio piccolo dono, fragile, per avermi fatto sentire più ricca.
Ho accolto il suo piccolo sorriso colpevole nel mio saluto grato.
Per lei, bellissima innocente col suo bottino in mano, e per chi non si nega la gioia di godere anche ciò che presto appassisce, per me stessa, la mia preghiera a non smettere.
A non smettere di crederci, ai nostri sogni.
A una primavera nascosta e ostinata.

donna al volante
Batte la pioggia sul vetro quasi nero,
il tergicristallo combatte un bigio cielo,
sull’asfalto lucente cade l’imprecazione,
contro il resto degli automobilisti di questa regione.
Giovane donna che ti trucchi nello specchietto,
guarda bene dove impiastri il tuo rossetto,
che almeno se tamponi, per sfiga, chi hai davanti,
puoi sempre insultarlo con sorrisi smaglianti
Oh bell’ometto calvo sulla tua rombante BMW
mi vuoi mica far capire chi corre di più?
Prego, passa, che devi dimostrare alle persone?
Levami sti fari dalla schiena, tu e il tuo vuoto pantalone.
Tu giovanotto sul tuo scooterone piaggio,
un po’ d’attenzione quando forzi il passaggio,
che quella roba li non ha un cazzo di sterzo
e se non freno in tempo io, mi fai un brutto scherzo.
Signora bionda sul mercedes in doppia fila fermo
complimenti per la scelta, che ha causato sto inferno
non passa più l’autobus, quell’ape e l’altra panda:
a posteggiare e far due passi le scendeva la mutanda?
Signore col cappello, coraggio, dai,  per favore,
che in curva non si capotta se schiaccia un po’ il motore,
il pedale di destra, sì quello, lo prema, su, non fa male,
che vorrei arrivare a casa magari entro Natale.
Lei dolce signorina dall’indole estroversa,
che senza quel telefono si sente sola e persa,
ma le pare,  la patente è sua, e pure l’inutile cintura,
ma guardi che se mi centra, fa una gran brutta figura.
Ragazzi cari, con la musica che va a stecca,
io ve lo dico, mi sa che rischiate la paletta,
superare a destra, infilarsi in fondo alla colonna,
ma non l’avete visto il vigile, ch’è pure una donna? 
Pantera bianca e azzurra, col lampeggiante blu,
sarei proprio curiosa un giorno di darvi del tu
per dirvi che l’uniforme non autorizza la prepotenza,
che siete voi il pericolo per chi invece veste senza.
E i ladri di posteggio, vorrei proprio sapere,
che si credono, di avere solo loro un gran sedere?
a trovare roba d’altri, sai che fortuna, che furbizia,
fregare il prossimo, che aspetta, bravi, quanta grazia.
Ma guarda a forza di imprecare in dialetto stretto
a momenti stendo una vecchia sulle strisce e il suo cagnetto,
non proprio per lei, che tanto, ma per la povera bestiola,
che senza la padrona rinco resterebbe da sola.
Facciamo che rallento e canto con la Pina alla radio,
a scacciare ridendo zozzi pensieri di piccolo odio,
che basta poco e sarò anch’io a casa finalmente,
tutta sta fretta poi e non devo mica fare niente..

Nessun commento:

Posta un commento