mercoledì 7 dicembre 2011

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Gaia e Rocco
Domenica l’ora legale cavò una attivissima ms Hyde da sotto il suo croccante strato di piume e dopo una lunga e calda doccia mattutina la vestì e scaraventò in mezzo alla strada con il suo fido quadrupede ad aspettare la Wanda e la Jolanda seduta su di una panca dei giardinetti presso casa, lessa come un guardone che aspetta le sue prede in astinenza da caffeina.
Si andava tutte dalla Miriam, che in preda ad un attacco idrofobo di accoglienza aveva deciso di ospitare una trentina di persone alla sua magione rupestre dalle parti di Ovada.
Un trionfo di libagioni e la promessa di abbondanti degustazioni vinesche solleticava le fauci di noi fanciulle, che distratte dalla perlustrazione domestica e dall’immancabile collaudo del bagno aspettavamo con educato contegno e un assaggio di focaccia in gola l’arrivo del resto della comitiva.
La fame feroce e le grasse chiacchiere e un paio di sorsi di rosso a stomaco vuoto avevano quasi distolto l’attenzione di mrs Hyde dalle faccende canine del suo accompagnatore, il quale sembrava  perfettamente terrorizzato dall’ambiente sconosciuto e dalle manesche domande dell’unica creatura bipede dotata di occhi alla sua altezza.
I setter irlandesi non sono famosi per il loro coraggio.
Gaia invece  è una bambina dolce, con una frangetta bionda e occhialuta, e per niente intimorita dalla sua statura.
Le mani sono rosa, piccole e curiose. E tremano un poco quando allungano una crosta di formaggio permessa ad un cane.
Ma veloci a dimostrare il suo affetto a matita su un foglio di carta spiegazzato.
Non ci sono bambini nella mia vita.
Ho accettato di buon grado di lasciar andare per la loro strada le poche amiche che han deciso di diventare mamme.
Ho scelto di vivere pienamente inconsapevole la mia vita di adulto allergico alle responsabilità.
Di conseguenza ho imbarazzate difficoltà a rapportarmi ai bambini.
Parlo con loro come se fossero piccoli adulti, senza deformi vocalizzi addomesticati e non sempre convinta di capire le loro risposte.
Eppure mi affascinano.
Mi rapisce la loro totale assenza di barriere.
Ho bellamente continuato a sbronzarmi in mezzo agli adulti oggi, con un occhio vigile ai movimenti di questa giovanissima donna, coraggiosamente ostinata nell’avvicinarsi  al mio pavido cavallino rosso, sorprendendomi per la dolcezza mansueta con cui i due comunicavano.
Gelosa forse del loro mondo alto poco meno di un metro.
Innamorata del loro piccolo amore.

infanzia per niente abbandonata
L’amica Jolanda, che anche se è bionda sa un sacco di cose, qualche tempo fa mi ha insegnato un’affascinante parola nuova.
Non so se fosse per ringraziarmi divertita di esser stata ribattezzata come una eroina di fumetti erotici, o per scuotermi e tacitarmi da certi miei incontentabili lamenti e rimorsi del post-serata, fatto sta che la definizione mi ha fatto sorridere. In piena coerenza con la parola stessa.
Kidult.
Mi piace.
A dispetto della strisciante connotazione dispregiativa con cui è stata coniata.
Un altro amico, il Saulle qui di fianco, invece la settimana scorsa mi ha chiesto se non pensassi davvero di aver perduto la mia natura infantile, sembrava quasi preoccupato, forse scambiando per sarcasmo un mio commento frivolo ad un suo post, che come una bambina spesso apro bocca e do fiato, così  capita che io scriva belinate. Scusa! E tranquillo: al massimo mi darei sei anni, quindi forse è ora che io impari finalmente a giocare alla play…
In realtà sono perfettamente integrata come tanti miei coetanei, tutti parte di una crescente categoria sociale di adulti-bambini.
La fortuna o la inconscia capacità di sviare responsabilità famigliari mi hanno permesso infatti di arrivare oggi  a riconoscere ben poche responsabilità nei confronti di altri all’infuori di me stessa e il mio cane.
Me ne rendo ben conto la sera, quando terminate le ore lavorative, dispongo liberamente del mio tempo, che impiego a mio piacimento, tra impegni mondani o divano, totale assenza di vincoli di orario e onnipotente libero arbitrio al supermercato.  O durante i weekend, vissuti in anarchico autocompiacimento, baldoria e banchetti.
Già perché il bello di essere kidult è che disponi della assoluta libertà da responsabilità come un adolescente, ma con le possibilità economiche di un adulto.
Una miscela micidiale per diventare felici e cazzari.
O infelici egoisti.
E questo per me dipende dai giorni, o da come ho trascorso la notte.
Per ora non posso far altro, mi limito ad osservare le mamme felici coi loro bambini e i loro mariti, augurandogli ogni bene.
Quando ogni tanto mi punge la curiosità di provare ad invidiare quello che mi sembra un modo più regolare di affrontare l’esistenza, ripenso ai pianti che ho sentito fare la notte alla mia vicina, mamma da pochi mesi, e al senso di claustrofobia dell’ultimo periodo della mia vita coniugale, a una donna che sta cercando di sfuggire a 30 anni di galera appesi a un mestolo di rame, alle domande trascinate senza risposte di tanti che hanno subito le umane debolezze di un genitore assente.
E poi do la colpa agli uomini, che tanto quello funziona sempre.

custode indolente
Stavo vagando senza meta quando mi ha raggiunto l’onda di una strana confusione.
Stavo ancora rimestando intense sensazioni di un altro essere umano, che a distanza di anni erano sbucate dalla loro tana di parole scritte qualche giorno prima.
Addentando la buccia acidula di una sincera ammirazione per le sue capacità di blogger che mi avevano spinto all’assaggio masticavo ora lentamente un’agrodolce poltiglia di ricordi sfuocati, di dettagli vividissimi, di frammenti di sogni, un bolo di pensieri che ho faticosamente cercato di ingoiare ma che a dirla tutta non so se ho ancora digerito.
Sono di gusti curiosi ma soffro di stomaco debole.
O forse non ci arrivo e basta.
Più facile allora, limitarsi a forzare a piccoli strattoni  quella maniglia immaginaria.
Posando la mia mano sull’impronta più scavata e consunta della sua.
E dai pochi punti di contatto, dalla scossa emotiva che mi è stata trasmessa si srotola l’evidenza parziale di qualcos’altro.
Che però ancora mi sfugge.
O forse sono io che le sfuggo.
Perché sconveniente nel suo codardo egoismo.
Non si possono vivere le emozioni di altri ma le loro emozioni toccano noi facendoci riconoscere le nostre, quando ci sono.
Saltano lucchetti di chiuse arrugginite, fluiscono più tumultuosi livelli di sensazioni tenacemente tenute a bada, pericolosamente scomodi e tuttavia dal fascino torbido e irrefrenabile.
Come una monella con la mia mela rubata in mano ora sto sulla riva, indecisa se mi piace il guaio che ho combinato o se scappare senza voltarmi  e tornarmene nel mio campo di papaveri e fiordalisi.

egocentrismo d'amore
Ho ricevuto una telefonata qualche giorno fa.
E sono ancora turbata.
Turbata dal fatto di non aver affatto riconosciuto la voce di un uomo che un giorno lontano avevo scelto per condividere la mia vita.
Il mio ex marito mi stava comunicando certi tristi dettagli canini, stiamo entrambi bene, per quello che ci si può educatamente raccontare in una manciata di minuti a distanza di anni, le famiglie pure, ciao.
Ciao anche a te, che so da altri pettegoli che non sei molto cambiato, a differenza di me.
Un affettuoso saluto e l’augurio di star meglio, come me.
Passo in rassegna, accarezzandoli con la memoria, i miei amori, pochi, quelli che considero davvero tali. Un po’ di polvere, certo, ma anche un piccolo sorriso per ognuno.
Per lo spintone che mi hanno dato, il conseguente avanzamento verso una più matura sensibilità.
Mi rendo conto di aver amato ognuno con intensità maggiore di quello che lo ha preceduto.
Indipendentemente dal tempo trascorso assieme e dalla loro veste più o meno ufficiale .
Ogni volta pensando di aver raggiunto il massimo possibile.
E invece no.
Per un amore ho palpitato pomeriggi sventolanti in motorino, o in una appiccicosa cameretta a ponte, con copertine di libri stropicciate distratte da primi baci scomposti e appassionati.
Per quello successivo ho pianto di stupefatto smarrimento sudato al mio primo orgasmo.
Quello ancora dopo mi ha guardato aprire gli occhi piacevolmente inebetita da una prima sua presenza mattutina, assaggiando timida e golosa una nuova intimità nel piccolo quotidiano di una colazione, di una vacanza da grandi.
Il successivo mi sorrise fiero, quando mi impappinai di fronte all’altare.
L’amore che mi prese per mano quando tornai randagia mi insegnò a fidarmi ancora e a stuccare e tinteggiare una casa, e la mia vita.
Dopo di lui mi fidai fin troppo e pensai di perdere il senno per un giovane delinquente trovando invece la forza di amare con selvaggia disperazione, a dispetto di tutto.
L’ultimo ha raccolto, senza ringraziare, il risultato generoso e incompreso del mio ostinato e bellissimo desiderio di tornare a mettermi in gioco.
Tutto ciò che ho vissuto, e che rifarei, è nella mia mente, nel mio cuore.
L’intensità con cui ricordo queste persone, riflette in realtà l’intensità di ciò che ho potuto provare, grazie a loro, io, dentro di me.
Ma allora non sono gli altri, che amo, ma il loro essere miccia delle mie emozioni, sempre più profonde? 
E  quindi non riesco a venire a capo di una cosa, aiutatemi voi filosofi e psico-sapienti.
Si tratta solo scherzi della memoria o di puro e pigro e pavido egoismo, il non aver saputo sfruttare prima al 100% la mia capacità di amare, o è qualcosa che si acquisisce e si amplifica proprio con l’esperienza?
Perché se fosse, la terza ipotesi, io temo davvero che la prossima volta che mi dovessi mai innamorare mi verrà un infarto.
Devo fare molta attenzione quindi.
Sempre se non finisco alla neuro prima.


questa poi...
abbiamo in prova un nuovo magazziniere da un paio di settimane, un brav'uomo sembrerebbe.
stamattina la postina mi ha recapitato in busta bianca sta roba: "Personale Riservato”
l'ultimo arrivato in magazzino parla troppo e male della vostra ditta. Dice che il padrone è un vecchio ubriacone e il figlio un cretino che fa il lord inglese. Fate attenzione ci spiace non averlo saputo prima" senza firma.
boh.
ci siamo sbellicati, mio padre e mio fratello ora hanno un nuovo nik.
dico, ma su di me niente?
ci son rimasta male.
ora che gli anonimi mi stavano simpatici...

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