mercoledì 7 dicembre 2011

archivio



buongooglistaio
ciao, googlista che sei finito tra le mie righe cercando "centri rilassanti dove si fa anche sesso", grazie! spiacente però: questa settimana sono di altro genere di pensieri, sai, tra idraulici e telefonisti, spero che un paio di sorrisi ti abbiano ricompensato per la mancata prestazione, buongustaio...

man-ovalanza
Bene. Mi piace aver ragione.
E come avevo previsto, non c’è mai da fidarsi: su tre uomini solo uno è stato di parola.
Mr Gaz-man è passato, ha letto e ha cordialmente salutato, brav’uomo lui e la sua bonaria buzza.
Quel furbone che tanto lo sapevo già del Mr Water-man è arrivato mercoledì, con tutta una squadra, e stanno ancora bivaccando in giardino.
Va da sé che han bombardato una voragine puzzolente, sacrificato la mia Vinca maior dagli occhi blu, e trasformato in un teatrino condominiale in lingua straniera e genovese stretto i 75 mq della pertinenza erbosa di casa mia. Inutile infierire sui ragazzi: sorridono e salutano educatamente, con la faccina liscia dei ventenni e le mani da uomo, e la mascella squadrata di un accento che sta di là dell’adriatico. Mi inteneriscono pure, non me la son sentita di stendere la mia biancheria di pizzo sotto il loro naso. Così ora c’è pure lo stendino in sala a far casino. Grazie infinite al condomino di fianco e il loro tubo di merda (nel vero senso della parola) che passa  sotto il mio di naso, e la mia proprietà, il primo pallone che mi arriva ve LO BUCO!!!!
Mr Fastweb-man invece ha una doppia personalità: lo manda Fastweb, ma è Telecom.
Quale che sia, è arrivato con un’ora di ritardo.
Secco secco, zazzeretta d’argento, di pochissime parole per essere un uomo dei telefoni.
Io invece gli ho fatto un sacco di domande, gli ho tenuto le viti dei cassetti, ho tirato fili e l’ho accompagnato in giro per cantine in cerca della centralina, imparando un po’ di robe di quel mestiere.
Alla fine mi ha dato del tu, mi ha detto di aspettare la sua chiamata e mi ha ringraziato per l’aiuto prezioso complimentandosi.
O forse quello era per il retro delle mie ginocchia in cima alla scala?


carezzevolmente
Venerdì miss Jekill si sorrise con un sorriso compiaciuto che non prometteva niente di buono.
Scivolando saltellante in una seconda pelle di tulle e raso nero, finì per infilarsi un po’ malinconicamente i suoi stivali preferiti, soffocando il pensiero di dover affrontare presto un ennesimo cambio degli armadi, preferendo al solito vivere alla giornata e in questo caso, la prima notte di un altro weekend.
Una corroborante prima tappa dalla Jolanda,  del cui caffè resto la sola e più accanita sostenitrice, permise alla Tina di raggiungerci e vuotare il suo sacchetto di improperi velenosi sulle vicissitudini della trascorsa settimana e di uscire poi tutte e tre a scacciar pensieri.
In locale poco distante arrivò anche la Ines, splendidamente furente per non essere riuscita a contattarci ma astutamente soddisfatta di averci scovato nell’unico posto dove non c’è campo percepibile manco dalle vibrisse della Nasa, ma dove l’uscio è il più lindo della città grazie alle generose secchiate d’acqua che la vecchina dirimpettaia dall’udito sopraffino e l’indole ruvida rovescia a sorpresa sui fumatori più focosi.
Si presenziò poi quindi anche al nostro solito ritrovo, a lavorar di mascella per procurarci diligentemente cellulite di prima qualità in vista del prossimo bikini grazie ad abbondanti dosi patatine fritte, e qualche altro saporito bicchiere.
E poi si finì in tre – con la scusa di smaltire – alla Palude.
Serata assai interessante, devo gustosamente ammettere, e molto affollata.
La Tina ce la siamo persa, abbandonandola che stava rosicchiando l’orecchio di un noto lucifero biondino.
Le altre due allora si son messe a giocare per conto loro, molestando l’ottanta per cento degli avventori gentiluomini, con la sciocca pretesa di accarezzarli tutti, il polso di miss Jekill falsamente docile e saldamente diretto dalle selettive mani della Ines.
Grandi sorprese e sorrisi dipinti in volto ai maschietti che si sentivano sfiorare dalla mia mano e che mettendo a fuoco le birichine dispensatrici di coccole hanno a loro volta ricambiato o offerto da bere.
C’è stato un giovanissimo sig. Negroni in particolare, che faceva venire tantissima sete… e gran desiderio di accarezzargli qualcos’altro. Peccato che la voglia apparsa sul viso della sua accompagnatrice ci abbia educatamente trattenuto e anche che a un certo punto le lancette sul quadrante all’altro mio polso ci abbia convinto che fosse l’ora di finirla.
Qualche tempo prima delle cinque, cariche di carezze, della visione sbigottita della mia radiosa vicina di casa pure lei  in evidente trasfigurazione alcolica e bacio in bocca e un bel trancio di focaccia con le zucchine abbiamo riguadagnato la via di casa, ritrovando pure la Tina, e con un po’ di fatica, anche un’andatura piuttosto dignitosa, secondo me.


bi-compleanno
Sabato squilli di tromba e rullo di tamburi, udite udite: si fece ancora festa!
festa grande e doppiamente scoppiettante, giacchè si celebrava il duplice compleanno della Franca e della Wanda.
Le due splendide femmine rifulgevano di ospitalità ed eleganza al crepuscolo dall’uscio di preposto locale, intima grotta di succulente aperitivanti delizie, riccioluti pacchi di regali e profumati vassoi di baci e tette.
Bellissima la Wanda col suo nuovo taglio di capelli lucenti come i suoi occhi, la camicetta di raso e le scarpette di vernice rosse infiocchettate e favolosa la Franca con eccezionale scollatura e malandrine trasparenze di speziato colore e laccetti maliziosi a stuzzicare sorrisi e la sobrietà dei suoi jeans.
La prima falange di curvilinee locuste, di diversamente famelici ometti e un fiero papà è stata presto rinforzata dalla Ines, la Tina e miss Jekill che, dignitosamente provate dai bagordi della sera prima, si sono imperturbabilmente unite al resto delle girls per brindare in allegria e prendere per il culo la Jolanda che invece poveretta causa morbo efferato e dispettoso se n’è stata stoicamente accasciata su di uno sgabello sorseggiando acqua e sorridendo verde e immobile come i monti di Heidi.
Che bello avere così tante guance lisce da sbaciucchiare tra una squisita masticazione di fave e salame e un calice rubino.
Oltre al gruppo delle ragazze, qualche forestiero intervenuto ci ha a turno intervistato incuriosito da questa decina di singolari femmine così eterogeneo eppure compatto: dal papà della Wanda che finalmente ha potuto dare un volto ai racconti filiali, provandoci con tutto rispetto da dove provenga la di lei tempra e la resistenza alcolica, ai convenuti amici satelliti che, forti di qualche bicchiere in più, han finalmente rotto il ghiaccio e gli indugi riuscendo a penetrare quello che mi rendo conto all’occhio esterno può sembrare uno spaventosamente inespugnabile manipolo di donne contente così.
A degna corona del trionfale buffet, spazzolato con gusto, è arrivata la commovente torta di cioccolato e pere (discretamente priva di spudorate candeline) e lo sfascio e lo sbando dei regali.
Un trionfo di collane, manco si fossero tutti accordati.
O forse semplicemente un istintivo collettivo omaggio ai prosperosi davanzali delle due signore festeggiate… ;-P
Nuovamente mi inchino al buon gusto della Jolanda, che quel momento non se lo è goduto essendosi trascinata agonizzante a casa prima, pur avendo ancora una volta provveduto alla scelta e all’acquisto al posto nostro, assieme alla Miriam. Brave ragazze, un bacio!
E speciale menzione di mia gratitudine tabagista alla  Robiondolina , scoppiettante supplente della Jolanda, impegnata a chiacchierarmi buona parte della serata tra uno sbuffo di fumo, un boccone di troppo, due cretinate astrologiche (altro mio vizio) e , al solito, piacevoli cazzate misantrope più o meno impegnate. A presto, cara.
Appppibbirrdddeeeiggirrls!


Discrepanze
Mi fido di poche persone. Di quelle che so che mi conoscono meglio.
O che conoscono (e accettano) la parte di me più spontanea e più vera.
Eppure mi accorgo che quella di cui dovrei fidarmi di meno son proprio io.
Che evidentemente non mi conosco per niente.
Ho cominciato a chiedere così, convinta di ricevere una conferma, qualche tempo fa, se non mi ritenessero “dolce e remissiva”.
Perché così mi vedevo io.
Ho scucito le risate più fragorose che mai abbia sentito, onorata senza intenzione.
E ho capito che forse non avevo capito un cazzo di me.
Oggi ho domandato a una delle mie amiche più care di immaginarmi un colore, e di dirmi quale fosse. È solo un piccolo gioco, ma indicativo.
Ovviamente anche stavolta m’è toccata una sorpresa.
Bellissima tra l’altro, che mai avrei osato sperare, ma che mi da davvero da pensare.
Quanto sia profonda la differenza tra la me percepita e la me che sento di essere.
Una sorta di barriera che mi impedisce di valutare correttamente le reazioni di chi mi sta accanto.
Una piccola prigione per giustificare le mie azioni che mi sono costruita nella mente.
Forse è ora che mrs Hyde e miss Jekill si facciano una bella chiacchierata.
E che io ci vada più piano con le canne…

Nessun commento:

Posta un commento